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Bocconotti

quelli di nonna Emma

Questi ravioli (io li chiamo così) li faceva mia nonna. In tanti anni, pur conservando il ricordo di quanto fossero buoni, non ho mai pensato a farli fino ad un paio di anni fa. Ahimé però non ero in possesso della ricetta, poiché mia nonna è venuta a mancare una decina di anni fa. L’unica cosa di cui ero certa, è che la pasta base fosse la stessa delle frappe, chiacchiere, lattughe, o come volete chiamarle :)))

Il ripieno? Buio totale, a parte la certezza che ci fosse la ricotta. 
Mi sforzo di ricordare ma niente da fare, a parte il colore della ricotta che  poteva sembrare mischiata al cacao in polvere, ma so che quest’ultimo non era, non ricordavo altro.
Ah no una cosa la ricordavo! 
Il ripieno aveva un sapore particolarissimo, ma che non mi riportava a nessun ingrediente conosciuto. Insomma, niente che mi desse un indizio, mannaggia.

La prima volta che li ho fatti ho provato a mischiare la ricotta con della marmellata, nulla di più lontano dall’originale. 

La seconda, quella di oggi (e dai co’ sti secondi eh Tam?), mi decido a chiamare mia zia, che nel frattempo è diventata reperibile. Le domando se ricorda cosa ci fosse dentro, lei mi risponde che, sì, certo che lo sa
Bene, grido io, finalmente
Ecco la ricetta!






Ingredienti 


per la pasta base
Pur avendo la mia ricetta collaudata, la faccio da anni, mi sono incuriosita, anche io come lei, dall’uso della manitoba in questa ricetta di Massari che sempre da lei ho preso.

Ho fatto metà dose rispetto a quella originale di Massari, cioè la seguente:

  • 250 g farina manitoba
  •   30 g di zucchero
  •   30 g di burro morbido
  •   90 g di uova (2 uova piccole)
  •   2.5 g di sale fino 
  •    25 g di marsala (io mistrà, a questo non ho rinunciato, mi piace troppo)
  • la buccia grattugiata  di mezzo limone (io, forse un po’ meno)
  • i semi di un baccello di vaniglia (io 1 cucchiaino di estratto)
  • olio di arachidi per friggere 
  • zucchero a velo per lo spolvero

per il ripieno 

Qui ho dovuto fare a occhio, ché mia zia ricordava gli ingredienti, ma non le dosi,  perché anche mia nonna faceva a occhio!

  • 300 g circa di ricotta di pecora
  •  1/2 bicchierino da caffè di alchermes ( io, 2/3 di alchermes e 1/3  di mistrà) 
  •       3 cucchiai di zucchero semolato 
  • 2 cucchiaini di polvere di caffè (no solubile, ma polvere di caffè, quella per la moca) il misterioso ingrediente!



Procedimento


Impastare tutti gli ingredienti della pasta base, fino ad avere una massa liscia e far riposare coperta da pellicola per circa un’ora.
Per il ripieno, unire alla ricotta il liquore, lo zucchero e la polvere di caffè.


Stendere la pasta sottile ma non troppo. La mia nonna papera va da 1 a 7, ho steso a 5.


Mettere un po’ di ripieno al centro della striscia di pasta, ripiegare su se stessa coprendo il ripieno, tagliare formando il raviolo, sigillare bene e proseguire con gli altri.



Friggere in olio caldo max 180° per pochi secondi.


Far raffreddare, poi gustare. 




Note

In corso d’opera (in corso d’opera significa che mentre friggevo, mangiavo), mi sono resa conto che il ripieno soltanto con  l’alchermes aveva un sapore che non mi convinceva, perciò ho aggiunto del mistrà che di solito aggiungo anche alla pasta base delle frappe.
La pasta stesa con la nonna papera regolata al 5 secondo me è troppo fina, tende a gonfiarsi troppo, quindi le ultime strisce le ho stese al 4 e mi pare meglio. 


Con questa dose ho ricavato 35/40 ravioli.


Che altro aggiungere? 
Ah sì!  Un bocconotto tira l’altro!


Silvia





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