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Venere al mare

A
Venere

O figlia alma d’Egioco, 
leggiadro
onor dell’acque, 
per cui le Grazie apparvero 
e ’l
riso
al mondo nacque; 
(…)
E ‘l riso al mondo nacque. Ed io che pensavo che Venere (nata) al mare fosse questa….

invece è questo!

Riso Venere al mare

 Venere al sapore di mare, di gamberi e totani cotti in due marinature differenti, profumato di zenzero, limone e cardamomo, di pane appena sfornato, di aromi orientali, di vento profumato di sole.
Non è un risotto, non ha il gusto pieno e deciso di un classico riso mantecato e cremoso.
E’ un piatto delicato, in cui i sapori non si fondono ma si mescolano, coprotagonisti e generosi, lasciando spazio a tutti gli aromi senza prevaricarsi uno con l’altro.
Come il mare la sabbia e il vento…
 
Passo subito alla ricetta, notato come sono seria e aulica (incipit a parte)?
Serissima, niente sgozzamenti di calamari, nessun uso di mezzi (im)propri e nessuna canditura, anzi sì! Mi candido al primo contest della mia foodblogger-vita, come dirò poi, quindi mi sono armata (ecco….comincio a cedere…) di una dose massiccia di appiombo (cedo!)! Come dice Camilleri, o aplomb come dicono i francesi…

Altre immagini QUI

RICETTA

Ingredienti per 4 persone normali o 6 a dieta:

400 g di riso Venere
750 g di gamberi di paranza (o anche no, purché siano freschi)
500 g di totanetti o calamari freschi piccoli o seppioline di paranza
     1 limone grande o due piccoli
     1 radice di zenzero (3/4 centimetri)
q.b. bacche di cardamomo
q.b. aceto balsamico di ottima qualità (o vincotto)
q.b. olio
q.b. sale marino

per il fumetto:
acqua, vino bianco, pomodori, scalogno, pepe in grani, cardamomo, sale

per visualizzare le singole immagini clicca QUI

– Preparare il fumetto con abbondante acqua, vino bianco, pepe, scalogno, pomodori, 5 o 6 bacche di cardamomo aperte, sale e porre sul fuoco.
– Pulire i gamberi, sgusciarli, staccare la testa (sssshhhh), e aggiungere carapaci e teste al fumetto in cottura.
– Far marinare i gamberi in olio, succo di limone, 5 o 6 bacche di cardamomo aperte e un pizzico di sale.
– Pulire anche i totanetti, tagliarli a striscioline sottili e porli a marinare in olio, aceto balsamico, zenzero grattugiato e un pizzico di sale.
– Far bollire il fumetto almeno una ventina di minuti, poi filtrarlo.
– Facoltativamente raccogliere un po’ di odori del fumetto e racchiuderli in un ovetto da tè in acciaio da riversare nel brodo (è una cosa che faccio sempre, anche nel sugo, per “contenere” gli odori, la cipolla in particolare).
– Riportare il brodo a bollore e versarci il riso. Cuocere per il tempo necessario, di solito quaranta minuti.
– Scolare il riso lessato e porlo in una ciotola, intanto estrarre i gamberi dal liquido di marinatura e filtrare quest’ultimo.
– Aggiungere al riso i totanetti con la loro marinatura.
– Versare nella ciotola il liquido filtrato dei gamberi ed infine i gamberi.
– Mantecare e versare nelle conchiglie.

 

Andare in spiaggia, e, dopo averlo fotografato abbondantemente, mangiarlo guardando il mare…
Occhio alla sabbia, ha la brutta abitudine di infilarsi ovunque, anche nelle conchiglie piene di riso 🙂

DI PERTINENZA

Venere è un riso  nato nel 1997 (è un pischello!) grazie all’opera del Centro Ricerche di Sa.Pi.Se che ha “incrociato” una varietà asiatica di riso nero ed una varietà padana.
Il chicco è piccolo e nero (ma non si chiama Calimero), integrale, profumato di legno di sandalo e con un delicato aroma di pane appena sfornato.  Quest’odore particolare si percepisce già solo annusandolo crudo e diventa poi più intenso in cottura. Cotto, il chicco mantiene la sua consistenza risultando ben sgranato e quasi croccante.
La leggenda narra che il riso nero fosse apprezzato alla corte degli antichi imperatori cinesi per le sue proprietà nutrizionali (che non vi sto a raccontare) ma soprattutto afrodisiache…. che faccio, vi racconto? 🙂
E che vi devo dire…. gli imperatori, nonostante fosse un riso raro, se ne scofanavano in abbondanza, ché ancora le pillolette blu non le avevano inventate!
Il riso dell’amore non potevamo che chiamarlo Venere no?
Ora che ci penso, invece di mangiarlo al mare, forse è meglio mangiarlo a casina a lume di candela….

DIVAGAmente 

Mare! Anche a te io mi affido – capisco ciò che vuoi dirmi,
Scorgo da riva le curve tue dita che invitano,
E credo che allontanarti non vuoi prima d’avermi toccato,
Dobbiamo fare un giro insieme, mi spoglio, portami lungi, che non veda più terra,
Cullami sui molli tuoi cuscini, cullami in ondoso assopimento,
Schizzami di sprilli amorosi, ché io ben saprò ripagarti.
(Frammento di “Il canto di me stesso” n. 22, in FOGLIE D’ERBA, Walt Whitman. versione integrale e originale qui)

Tamara


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