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Il Re dei dolci Abruzzesi, il Pane Rozzo ovvero il Parrozzo!

Come già detto qui, una domenica pomeriggio vedo mia sorella che armeggia con gli stampi semisferici.
Mumble mumble…
Ehi sorella, mica ti starai preparando per il parrozzo vero??????
Non iniziare prima del mio ritorno che devo immortalare pure questo!! :DDDDD

La mia flotta parentale è talmente vasta da ricoprire molte delle nostre Regioni.
Ho scoperto questo dolce grazie a mio cognato, nato e cresciuto in uno dei parchi più belli dell’Abruzzo e precisamente in provincia di Pescara: il parco Nazionale del Morrone e della Majella.

Come scoprirete nella storia e nelle curiosità che vi lascio a fine post, anche questo è un dolce fatto di pochi e semplici ingredienti che però regalano un gusto davvero meraviglioso.
La croccantezza del guscio di cioccolato che avvolge un impasto morbido, scioglievole ed umido al punto giusto da essere mangiato fetta dopo fetta!!

Eccovi la ricetta per uno stampo semisferico da 20 cm, “carpita” ad un’anziana zia…
Sssssssssssshhhhhhhhhhh… non ditelo a nessuno! :))))

INGREDIENTI:

– 6 uova
– 200 g di zucchero
– 170 g di semolino
–  170 g di mandorle con la buccia
– 1 bicchierino di amaretto (tipo il Saronno va benissimo)
– 1 limone (succo e buccia)
– 1 arancia (succo e buccia)
– 1 bustina lievito istantaneo per dolci (ma anche per salati va benissimo)

Per la copertura:
– cioccolato fondente di ottima qualità

PROCEDIMENTO:

Tritare finemente le mandorle e riservare. 
Lavorare tuorli e zucchero fino a farli quadruplicare nel loro volume (come per un pan di spagna); aggiungere il succo e la buccia di limone ed arancia, poi l’amaretto, le mandorle ridotte in farina e per ultimi il semolino ed il lievito. 
Amalgamare bene con delle semplici fruste elettriche e poi  aggiungere gli albumi precedentemente montati a neve, lavorando con una spatola e con movimenti dal basso verso l’alto cercando così di non smontare il composto.

Quando è tutto ben amalgamato, mettere l’impasto nello stampo imburrato ed infarinato e cuocere a 180/200° per 1 ora e mezza. 
NON fatevi spaventare da questo tempo!!

La cottura del parrozzo, nonostante sia un pane rozzo, è invece  molto delicata; deve cuocere molto bene altrimenti crolla al centro!

Se necessario coprire con un foglio di carta di alluminio(*) ed abbassare un pochino i gradi di cottura.
Fare sempre la prova con lo stecchino prima di sfornare e  comunque (*) non aprire prima di 45 minuti, previo il crollo irrecuperabile
Dopo essere sopravvissuti allo spauracchio del crollo, sfornare e sformare la semisfera lasciandola raffreddare su una gratella per almeno per 12 ore.
La parte della glassatura sarà ora una passeggiata…
Sciogliere il cioccolato fondente nel microonde a temperatura moderata (350 watt) e poi farlo colare lungo tutta la parete della semisfera lavorandolo con una spatola in silicone cercando di lisciare il più possibile la superficie.
Anche la glassatura dovrà essere piuttosto “rozza”, nessun temperaggio, nessun ricamo, ma solo tanto buon cioccolato ad esaltare la semplicità!

Ecco l’interno ed una fetta tutta per voi! :)))))))

Ed ora…
UN PO’ DI STORIA E QUALCHE CURIOSITA’

Il Parrozzo nasce ed affonda le sue origini nella società agricola. 
Era un antico pane delle mense contadine che i pastori abruzzesi ricavavano dalla meno pregiata farina di mais, e che veniva poi cotto nel forno a legna. 
Nacque in origine come dolce natalizio negli anni venti per iniziativa del pescarese Luigi D’Amico, titolare di un caffè del centro, che ebbe l’idea di renderlo dolce e di produrlo nel suo laboratorio, rielaborando la ricetta senza stravolgerne le caratteristiche originali. Infatti s’ispirò all’antico pane delle mense contadine utilizzando anche uno stampo a forma di cupola che ricordasse appunto le pagnotte contadine. 
Il Parrozzo fu ideato e preparato per la prima volta nel 1919 da Luigi D’Amico, amico di D’Annunzio, il quale volle dare forma d’arte ad una trasposizione dolciaria di un’antica ricetta abruzzese fatta col latte delle greggi profumato di timo e di menta insieme alle mandorle della montagna: un pane rustico detto “Pan rozzo”: pagnotta semisferica che veniva preparata dai contadini con il granoturco e destinata ad essere conservata per molti giorni. 
D’Amico, ispirato dalle forme e dai colori di questo pane e facendo rimanere la forma inalterata, aveva riprodotto il giallo del granturco con quello delle uova e aveva adoperato una copertura di finissimo cioccolato per imitare lo scuro delle bruciacchiature caratteristiche della cottura nel forno a legna. 
La prima persona alla quale Luigi D’Amico fece assaggiare il Parrozzo fu Gabriele d’Annunzio glielo inviò a Gardone, il 27 settembre unitamente ad una lettera
“Illustre Maestro questo Parrozzo – il Pan rozzo d’Abruzzo – vi viene da me offerto con un piccolo nome legato alla vostra e alla mia giovinezza”. Il dolce trovò ampio consenso da parte del poeta che, dopo averlo assaggiato, scrisse a D’Amico questo sonetto dialettale in sua lode.

 “È tante ‘bbone stu parrozze nov e che pare na pazzie de San Ciattè, 
c’avesse messe a su gran forne tè la terre lavorata da lu bbove, 
la terre grasse e lustre che se coce e che dovente a poche a poche 
chiù doce de qualunque cosa doce .
 Benedette D’Amiche e San Ciattè …” 
Sulla scatola, a ricordare le nobili origini del Parrozzo letterario, compaiono i versi scritti dal poeta pescarese:

“Dice Dante che là da Tagliacozzo,
ove senz’arme visse il vecchio Alardo,
Curradino avrie vinto quel leccardo
se abbuto avesse usbergo di Parrozzo”.

Correva l’anno 1927.


Possano nel nuovo anno realizzarsi tutti i desideri del vostro cuore!
♥♥♥
Silvia, Tamara e Maria Teresa

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